Don Secondo Falciola
Storia di un diario
Giovedì 10 luglio alle ore 21:00 presenteremo il volume Don Secondo Falciola. Storia di un diario (2024). L'autore Pietro Punginelli dialogherà con Gianmaria Ottolini e Paolo Crosa Lenz.
Il lavoro di tesi e successivamente di pubblicazione del volume Don Secondo Falciola. Storia di un diario è stato condotto a partire da un interesse personale di Pietro Punginelli a quelli che sono stati i fatti salienti della Resistenza che hanno avuto come teatro la zona del Verbano e il circondario, raccontati nei documenti di storia locale. In particolare, il racconto di protagonisti silenziosi che con le loro piccole azioni hanno contribuito alla liberazione dal nazi-fascismo in tutta la penisola italiana.
Uno di questi protagonisti silenziosi è stato don Secondo Falciola che, ritrovatosi anch'egli coinvolto in un processo di eventi storici, ha garantito un ruolo materiale e spirituale super partes a coloro che, fuggiti dalle loro abitazioni, si sono trovati ad agire nella zona della Valgrande. Egli li definisce come "sbandati" e, proprio per questo motivo, si adopera in ogni modo e con ogni mezzo per aiutare, soccorrere, mediare e consigliare. L'operato di don Secondo è stato possibile poiché ricopriva la figura di cappellano ospedaliero presso l'Eremo di Miazzina, situato in una località non solo strategica di incontro fra Verbania e la Valgrande ma anche e soprattutto punto di riferimento per reperire viveri e medicazioni.
La figura di don Secondo è viva, oltre che nelle memorie degli abitanti di Miazzina, anche per un'opera autobiografica che ha scritto proprio durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel suo memoriale, egli descrive sentimenti e avvenimenti accaduti sia nella zona del Verbano sia nelle zone limitrofe: troviamo racconti e descrizioni di vicende vissute da laici e anche sacerdoti come lui, impegnati nella lotta contro gli oppressori. Molti sono, infatti, i preti novaresi coinvolti in teatri che li vedono come veri e propri "martiri della libertà" ai quali don Secondo riserva parecchie righe. Fra questi, è doveroso citare don Giuseppe Rossi che, appena trentatreenne, si sacrificò per salvare la vita dei suoi parrocchiani.
Il diario è da sempre di fama comune tra tutti gli storici locali tuttavia, pur essendo conosciuto, non è mai stato esaminato o studiato nella sua parte integrale. Negli anni Ottanta, la direzione dell'Eremo di Miazzina, per volontà del Conte Carlo Rusconi Clerici proprietario della struttura, ha dato in edizione il diario non integrale con il titolo: "Miazzina e l'Eremo nelle vicende partigiane. Memorie di un Cappellano". Possiamo dedurre che il diario allo stato originale era sicuramente scritto a mano, proprio durante il conflitto, poiché è suddiviso in giorni ben precisi come una vera e propria agenda in cui venivano annotate non solo memorie e pensieri ma anche gli avvenimenti significativi di nota. Inoltre, don Secondo appuntava minuziosamente le vicende vissute in prima persona contestualizzandole sempre all'interno di ciò che accadeva nel mondo, riportando nello scritto lettere, documenti e comunicati che possiamo considerare come prova attendibile dei suoi racconti. Ad oggi, il luogo dove sia custodito il manoscritto originale è sconosciuto o forse il testo riposa in qualche archivio impolverato. È invece disponibile una versione battuta a macchina in un tempo postumo, nel 1968, con una breve introduzione autografata da don Secondo in cui spiega il motivo della divulgazione del suo diario.
L'approccio che ha permesso di esaminare il racconto di don Secondo si è basato sicuramente sulla raccolta minuziosa, e di non facile reperibilità, di testi di storia partigiana locale. Dal testo più piccolo e ingiallito a quelli di più recente pubblicazione. Un incrocio di date, fatti, nomi, soprannomi e luoghi, ha permesso di verificare ciò che realmente è accaduto in ogni singolo giorno raccontato nelle memorie scritte da don Falciola. Non tutto è stato possibile verificare poiché, al termine del Secondo Conflitto Mondiale e dopo la Liberazione, molto è stato cancellato, occultato o parzialmente dimenticato. Le testimonianze della popolazione rafforzano il racconto di ciò che don Secondo affida alla carta, e ci assicurano quanto sia costato in termini non solo economici ma anche e soprattutto in termini di solidarietà, diritti e libertà. Ed è proprio grazie a chi, come Mario Muneghina e Dionigi Superti, che senza alcuna garanzia né sicurezza sono saliti in Valgrande a combattere, oggi noi possiamo liberamente parlare e onorare le loro azioni e quelle di tutti i partigiani d'Italia. E in questa cornice che, a Verbania, avviene il primo incontro tra i rappresentanti politici antifascisti con l'intenzione di costruire un organismo politico unitario, il futuro CLN di Verbania. Nascono in questi giorni molti gruppi partigiani, a cui non aderiscono solo soldati e prigionieri di guerra fuggiti, ma anche e soprattutto uomini e donne comuni, con il desiderio di contribuire alla giusta causa.
Possiamo considerare che anche la volontà di scrivere il diario da parte dello stesso don Secondo nasca dalla sete di libertà e di Giustizia, proponendosi come guida controcorrente in quei giorni bui della Repubblica di Salò. A differenza dei suoi confratelli sacerdoti che hanno subito una fine sciagurata dando la vita per la Libertà, egli con la sua opera propone la testimonianza come sacrificio e sofferenza subita, poiché è da questo patimento che nasce la memoria scritta, donata alle generazioni future affinché possa rimanere eterno nella memoria quanto sia stato fatto silenziosamente da molti uomini e donne.
Questi uomini e queste donne sono coloro che hanno "rifatto" l'Italia, ma don Secondo si chiede se e come è necessario "rifare" quelle stesse persone che hanno vissuto e sono sopravvissute sentimentalmente e psicologicamente ai drammatici fatti del Ventennio e della guerra.