Associazione Casa della Resistenza

Parco della Memoria e della Pace

 
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Il romanzo nasce dalla diretta esperienza dell’autrice vissuta tra i partigiani delle valli di Comacchio. “L’Agnese va a morire” è un romanzo pubblicato nel 1949, anno in cui ha vinto il Premio Viareggio. Perché rileggerlo oggi?
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Streghe e folletti, uomini selvatici, peccati e peccatori. “La fiamma scoppietta per legna odorosa. 'Su, cara vecchietta, non dici qualcosa? Sei stanca? Coraggio… io voglio leggende soavi o tremende'”. Paolo Crosa Lenz non poteva scegliere testo migliore di questa frase del poeta don Remigio Biancossi, sacerdote bognanchese, per aprire il suo libro "Leggende delle Alpi. Il mondo fantastico in Val d'Ossola".
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Premio Cipputi al Torino Film Festival - Un viaggio esistenziale dall’Italia verso gli ex teatri di guerra della Bosnia Erzegovina dove ancora oggi squadre di sminatori sono attive nella bonifica dei terreni. Nel conflitto tra dovere e coscienza si muovono i passi di un uomo in cerca di riscatto.
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"Io sono diventata 'ministro' dell'Ossola quando ancora le donne non avevano diritto di voto (che venne dato nel gennaio '45 soltanto, dal luogotenente Umberto di Savoia)... Anche questo fatto la storia deve esaminare: perché una donna per la prima volta nella storia del nostro Paese, una donna che non fosse una regina, una principessa o una badessa, è diventata una dirigente di governo; quali sono state le ragioni che mossero questi uomini che hanno accettato la proposta, compiendo, a mio parere, un atto nuovo e unico nella storia d'Italia. Ed è per questo fatto che porto in me questo patriottismo ossolano". Così scriveva Gisella Floreanini, a cui è stato dedicato il secondo volume della collana Novecentodonne, edita da Unicopli.
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“Si uccidevano nella bellezza assoluta della montagna, nella vertigine delle Dolomiti, sui deserti degli altipiani e nel gelo dei ghiacciai. Combattevano per pezzi di roccia così impervi che talvolta le valanghe si portavano via i vincitori. Era la guerra più assurda, nei posti più incantati”. Leggendo le storie di vita e di guerra raccolte da Enrico Camanni in "Il fuoco e il gelo. La Grande Guerra sulle montagne" (Laterza 2014) - crude e vere perché narrate dai protagonisti in prima persona attraverso le lettere e i diari – si scopre un mondo d’insospettata complessità e ricchezza. E di speciale umanità.
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“Ma voi che ne sapete dell’amore? [...] della passione che il mondo consuma?” Con questo incipit il lettore è invitato al racconto di un amore struggente e tumultuoso, nato nella terra di Bosnia, “la terra dei lunghi amori e dei lunghi rancori”; una storia, questa, di amore e di morte e che, affidata alla potenza della narrazione orale, ha attraversato le città e le nazioni sino a giungere a Paolo Rumiz, che decide di metterla per iscritto e sceglie la forma dell’endecasillabo.
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Nel libro di Aldo Cazzullo, “La guerra dei nostri nonni”, i protagonisti non sono imperatori, generali, sovrani: sono i “poveri cristi” mandati al fronte, i fanti contadini, gli alpini montanari. Appunto, i nostri nonni.
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L’inverno è la stagione più giusta per leggere i racconti di Mario Rigoni Stern che di se diceva «sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita»
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Tra i personaggi che soggiornarono sul lago Maggiore figura anche Ernest Hemingway, Nobel per la letteratura nel 1954, indimenticato autore de “Il vecchio e il mare”. Hemingway, che venne più volte in Italia, proprio sul “Maggiore” ambientò la parte finale del romanzo "Addio alle armi", in cui racconta l'esperienza della prima guerra mondiale e l'amore per l'infermiera Agnes Hanna von Kurowsky.
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“È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio”. Questa frase riporta all'opera più famosa di Antoine de Saint-Exupéry, "Il Piccolo Principe", il suo romanzo capolavoro pubblicato il 6 aprile 1943 da Reynal e Hitchcock in inglese, e qualche giorno dopo in francese.