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Siamo negli anni ’20, nel Sud Tirolo, esattamente in un piccolo paese: Curon. La protagonista è una donna di nome Trina, che racconta la sua vita alla figlia che le hanno portato via.

Trina studia per diventare maestra, un lavoro che la entusiasma, ma appena diplomata deve scontrarsi con la Storia: Mussolini vieta l’uso della lingua tedesca in un paese che si trova ai confini e dove si è sempre parlato in tedesco. Nelle scuole si deve insegnare l’italiano e perfino le lapidi del cimitero devono essere tradotte in lingua italiana. Poiché per insegnare nelle scuole i maestri devono essere dichiaratamente fascisti, Trina e le sue amiche rimangono senza nessuna possibilità di lavoro. Il prete del paese offre loro la possibilità di insegnare ai figli dei contadini nelle stalle, di nascosto. Lei accetta volentieri e coinvolge la sua migliore amica. Purtroppo quest’ultima sarà scoperta e sarà mandata al confino e Trina si sentirà in colpa per tutta la vita.
La Storia è strettamente legata agli avvenimenti della vita di Trina. Sposerà Erich, l’unico uomo che amerà per tutta la vita, padre dei suoi figli e con lui vivrà tutti i cambiamenti politici che si verificheranno nei primi cinquant’anni del ‘900.

In parallelo con la vita di Trina va avanti la storia del suo piccolo paese, che già nel 1911 gli imprenditori della Montecatini volevano espropriare per sfruttare la corrente del fiume e produrre energia. Nel periodo tra il ’30 e il ’50 i grandi gruppi industriali italiani crearono un bacino idroelettrico per sostenere la modernizzazione del paese e così fu pianificata l’unione dei bacini di Resia e di Curon, tramite la costruzione di una diga, che avrebbe portato la profondità del lago da 5 a 22 metri, sommergendo il piccolo paese di Curon e una parte di Resia. Nel 1939 la Montecatini presentò i progetti per la costruzione della diga, che fu realizzata nel 1950 e comportò la distruzione del piccolo paese sudtirolese; rimase in piedi soltanto il suo antico campanile, che da allora spunta dalle acque.
La distruzione della vecchia Curon, oltre ad aver creato un luogo caratteristico e unico nel suo genere, rimane un esempio del modo in cui, a cavallo tra il ventennio fascista e il dopoguerra, i grandi gruppi industriali italiani sfruttarono il bacino idroelettrico delle Alpi per sostenere la modernizzazione del paese. I modi arroganti e invadenti con cui le autorità dell’epoca si imposero nei confronti degli abitanti, raggirati, ignorati e maltrattati, furono sotto molti aspetti simili a quelli che pochi anni dopo, al confine tra Veneto e Friuli, causarono il disastro del Vajont.

La storia di Trina e della comunità in cui vive è molto coinvolgente e l’autore ha saputo immedesimarsi nei sentimenti, le sensazioni, le emozioni che la protagonista vive presentandoli con grande delicatezza.

 

Consigliato da Gemma Lucchesi

 

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Marco Balzano, Resto qui, Torino, Einaudi, 2018