Associazione Casa della Resistenza

Parco della Memoria e della Pace

 

In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna vi proponamo: quattro storie di donne, quattro donne vissute nella prima metà del secolo scorso, quattro donne che hanno partecipato alla vita sociale e politica dei paesi in cui si sono trovate e hanno lottato per affermare e dimostrare le loro eccezionali capacità creative.

 

Pino Cacucci, Tina

Tina Modotti (1896–1942) nata a Udine, da un’umile famiglia, emigrò giovanissima negli Stati Uniti, dove la vita culturale e artistica di San Francisco, Los Angeles, Hollywood e la frequenza di personaggi illustri, come Diego Rivera, per il quale poserà come modella, Frida kahlo, Ernest Hemingway, Vladímir Majakovskij e altri stimolarono la sua intelligenza e la sua creatività. Si dedicò al teatro, al cinema e soprattutto alla fotografia, grazie anche al fotografo Edward Weston. Per Tina comunque la fotografia rimarrà solo un mezzo, una transizione, sarà sempre subordinata alla militanza. Quando raggiungerà il punto più espressivo della sua arte deciderà di abbandonarla in nome di una rivoluzione che non vedrà mai. In Messico si dedicò alla causa rivoluzionaria, in Spagna combattè con le Brigate Internazionali, mentre descrive l’Italia fascista come "convertita in un grande carcere e in un vasto cimitero." Espulsa dal Messico, rientrerà negli Stati Uniti e quindi in Europa e infine a Mosca. Una vita molto movimentata quella di Tina Modotti e una morte misteriosa a Città del Messico.

Pino Cacucci, Tina, Milano, Feltrinelli, 2013

 

Serena Dandini, La vasca del Fuhrer

Lee Miller Penrose (1907-1977) modella, fotografa, reporter di guerra, viaggiatrice appassionata, perennemente insoddisfatta, sempre alla ricerca di nuove avventure, viene considerata una delle personalità più straordinarie del Novecento.
"Sembravo un angelo, fuori. Mi vedevano così. Ero un demonio, invece, dentro. Ho conosciuto tutto il dolore del mondo fin da bambina." Abusata da un amico di famiglia, si porterà dietro per tutta la vita questa umiliazione e questo immenso dolore e il padre per farle dimenticare le sofferenze subite, le permetterà di scegliere l’esistenza che preferisce. Giovanissima va a vivere a New York per frequentare una scuola di teatro ma non tornerà più a casa. La copertina di Vogue del marzo 1927 segna l’entrata trionfale di Lee nel mondo della moda e da quel momento i rotocalchi riporteranno le sue meravigliose foto e le sue stravaganti avventure. I suoi amici, Max Ernst, Jean Cocteau, Pablo Picasso, Renato Guttuso, Paul Eluard, faranno a gara per averla vicina e per farla diventare protagonista delle loro opere. Viaggerà moltissimo, da New York a Parigi, dove diventa l’assistente di Man Ray, e comincia a pensare all’idea di mettersi dietro l’obiettivo: "preferisco fare una fotografia che essere una fotografia." Le sue prime foto parigine in bianco e nero rivelano un pensiero, una scelta, la voglia di andare otre l’ordinario. Ma la sua perenne insoddisfazione la spinge in un primo tempo a tornare a New York e poi a sposare Aziz Eloui Bey, un alto funzionario del ministero delle ferrovie del Cairo, dove Lee si trasferisce, vestendo i panni della moglie perfetta ma come fotografa è attratta dal meraviglioso paesaggio. Il matrimonio dura poco e Lee torna a Parigi, dove conosce Roland Penrose, un ricco gentiluomo inglese che Lee sposerà e da cui avrà un figlio. Mentre l’Europa intera è in guerra, Lee decide di partire come corrispondente di Vogue, viene mandata a fotografare le donne dell’Ats, il contingente femminile delle forze armate britanniche. Da lì si troverà nei campi di battaglia a fotografare l’impossibile: è stata una delle poche donne fotografe a cui è stato concesso di entrare in un campo di concentramento tedesco e davanti all’orrore di Dachau, si rende conto che gli scatti non avrebbero reso quel che lei aveva visto. Lee documenta anche le guardie delle SS in ginocchio a implorare pietà. "Bastardi ben nutriti" li definisce nell’articolo che accompagna le sue foto.

Serena Dandini, La vasca del Führer, Torino, Einaudi, 2020

 

Luisa Steiner, Genni - Jenny  Wiegmann Mucchi

Genni – Jenny Wiegmann Mucchi (1895–1969) nasce a Berlino-Spandau. Scultrice, studia a Berlino e a Monaco di Baviera. Viaggia in Italia e in Europa e nel 1927 espone alla Mostra Internazionale d’Arte di New York. Nel 1934 si stabilisce a Milano con il secondo marito e la loro casa diventerà punto di incontro per intellettuali e un ritrovo per gli artisti antifascisti. Diventa amica dei coniugi Steiner e a Lica dedicherà nel 1946 un ritratto. Nel settembre del 1943 si trova a Mergozzo, ospite della famiglia Covo, dove cercherà in tutti i modi di evitare il sequestro da parte dei Nazisti del signor Covo e dei suoi cugini Arditi. Sarà testimone al processo di Osnabruck e dirà: "Mi sono chiesta spesso, e gradirei una risposta, perché questo processo si svolge 23 anni dopo gli eventi, quando per i testimoni è diventato difficile riconoscere gli imputati…"

Luisa Steiner (a cura di), Genni - Jenny  Wiegmann Mucchi, Milano, Unicopli, 2019

 

Sara Vivan, Gerda Taro

Gerda Taro (1910–1937) fotoreporter e giornalista di guerra. Prima donna fotografa uccisa durante un reportage di guerra. Nata a Stoccarda, giovanissima si trasferisce a Parigi, dove incontra André, che più tardi diventerà Robert Capa e le insegnerà a fotografare. Attivista politica antinazista, partecipa a riunioni politiche clandestine. Gerda e Robert vanno a Barcellona, durante la guerra civile e Gerda documenterà, con le sue foto, le donne che si addestrano fuori dalla città, mentre Capa scatterà la sua immagine più famosa: Il Miliziano colpito a morte. Tante saranno le immagini che nel 1936 e nella prima metà del '37 documenteranno le diverse battaglie e i fronti di guerra. Il 25 luglio del 1937 mentre si trova tra Villanueva de la Caneda e Brunete, durante una ritirata viene ferita e investita da un carro armato in movimento. Morirà il giorno dopo in ospedale. Gerda Taro, che fece della fotografia la missione della sua vita, visse all’ombra del suo famoso compagno e solo dopo cinquanta anni dalla sua morte, cominciò ad essere conosciuta ed apprezzata.

Sara Vivan, Gerda Taro, Roma, ContrastoBooks, 2019

 
Quattro libri che vale la pena leggere per conoscere queste eccezionali donne che attraverso l’arte, la fotografia o la scultura, hanno lasciato la loro impronta nel mondo. Buon 8 Marzo!

 

Consigliato da Gemma Lucchesi